Filati e conversioni

Data di inserimento: 11/02/2010
Ciao a tutte!

Tantissime volte, ci scrivete per un aiuto, una specie di orientamento, nell’odierna “giungla” dei filati
A cosa mi riferisco? In particolare, intendo chiarire – per quanto possibile – la questione “conversione” dei filati: una questione che si pone più di frequente di quanto, spesso, pensiamo... E oggi favorita anche dalla varietà, davvero ampia, di filati da ricamo disponibili sul mercato e, ovviamente, nel nostro catalogo.



Partiamo da un fatto arci-noto: e, cioè, che i fili usati più comunemente per il punto croce sono i moulinè. Quando io ho iniziato a ricamare, la scelta era limitata tra i moulinè DMC e Anchor che, per quello che mi riguarda (ma so già che, a questo proposito, si potrebbe sollevare più di una polemica!), praticamente si equivalgono, in termini di qualità. Nel tempo, si sono aggiunti anche i moulinè Madeira, i Venus e i Profilo, che rappresentano sicuramente un ottimo compromesso in quanto a rapporto qualità/prezzo.
Confesso che ho provato personalmente i Venus e per un ricamo nemmeno tanto semplice, dato che parliamo dell’Angel of Dreams di Lavender & Lace e sono rimasta favorevolmente impressionata dalla loro qualità!
In ogni caso, finché si resta nel campo dei moulinè, la conversione appare spesso semplice, anche perché gli stessi produttori hanno, in molti casi, compilato delle tabelle di conversione precise e affidabili. Va detto, però, che anche in questi casi bisogna essere ben consapevoli del fatto che la stessa tonalità può variare molto da marchio a marchio e, quindi, vale – sopra ogni altra cosa – una regola: cioè, se si inizia un ricamo con una marca di filati, è sempre meglio ultimarlo con i filati di quella marca. E questo non per una sterile pignoleria, ma perché i bagni chimici di colore con cui i filati vengono tinti non sono una cosiddetta “scienza esatta” e lo stesso colore può, pertanto, variare anche quando si comprano due matassine dello stesso colore e della stessa marca! Tanto è vero che le nostre mamme e le nostre nonne, che appartengono a generazioni di esperte lavoratrici ai ferri, all’uncinetto e in parecchie altre arti femminili, in merceria si accertavano sempre che i gomitoli di lana o cotone da lavorare provenissero sempre dallo stesso bagno (che, infatti, è codificato con un numero proprio su ogni gomitolo).

Il discorso cambia – e molto – se vogliamo sostituire dei filati tinti a mano e, quindi, naturalmente sfumati con i normali moulinè, dato che la tintura a mano non è precisa come il bagno di colore chimico e, anzi, punta ad ottenere proprio delle insolite sfumature, in grado di movimentare il ricamo e renderlo più plastico. E cambia – a questo punto, direi, quasi “drammaticamente” – se proviamo a convertire dei filati di seta, con degli altri in cotone: cioè, filati prodotti con fibre diverse come il giorno e la notte!

Certo, esistono delle tabelle di conversione, spesso compilate da qualche volenterosa punto crocista che ha avuto la pazienza di mettersi a confrontare le varie cartelle di campionari colore, ma, in nessun modo, il risultato che otterremo sarà quello previsto.
Per questo, lancio da qui un appello: nei limiti del possibile (e del nostro bilancio familiare, ovviamente, dato che i filati tinti a mano e quelli di seta sono un po’ più cari rispetto ai normali moulinè ) utilizziamo SEMPRE i filati consigliati dal designer dello schema che scegliamo, perché questo è l’unico modo per ottenere il ricamo che ci aspettiamo e non restare deluse alla fine di un lavoro, magari anche molto impegnativo!
In caso contrario e, quindi, se proprio vi trovate nella necessità di cambiare i fili, mandateci prima un messaggio e saremo, come sempre, felici di aiutarvi a scegliere i migliori sostituti!!!

Alla prossima e... Buon ago e filo a tutte!
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